Cenni storici sul territorio
Il territorio di San Vitaliano, in passato, fu esclusivamente agreste, occupato solo da case sparse di contadini. In età medioevale dalle masserie sparse di contadini si passò a un nucleo abitato. Nel 1392 San Vitaliano faceva parte del territorio di Marigliano e fu acquistato, insieme a Brusciano e Scisciano, come feudo da Raimondello Orsini . In seguito i casali di San Vitaliano, Brusciano e Scisciano si staccarono da Marigliano. Nel 1542 furono venduti a Battista Carafa, per ritornare nel 1578 a far parte del Marchesato di Marigliano. San Vitaliano rimase quindi casale di Marigliano fino al 1648, quando iniziò ad acquisire una sua autonomia amministrativa grazie ad alcune concessioni di terreni da parte dei Mastrilli, signori di Marigliano.
Aspetti storici della Chiesa parrocchiale
La chiesa di San Vitaliano, Vescovo di Capua, patrono dell’omonimo comune in provincia di Napoli e diocesi di Nola, è una costruzione in tufo di stile settecentesco. La data di fondazione risale al XVI secolo, quando era più piccola e intitolata a San Giovanni. Ricostruita nel XVII secolo, nel 1876 essa subì una notevole trasformazione: il suo orientamento fu infatti invertito. Dal 1986 la chiesa di San Vitaliano è divenuta la Parrocchia Maria SS. Della Libera.
La chiesa parrocchiale di San Vitaliano, presenta il classico impianto settecentesco costituito da un’ampia navata, un’abside, un arco trionfale, una balaustra in marmo, un altare maggiore a ridosso dell’abside e quattro altarini secondari lungo la navata. Non si conosce la data della sua fondazione, ma la sua origine è sicuramente molto antica. Negli Atti della Visita pastorale dell’anno 1615 si menzionano due altari: quello della Confraternita del Corpo di Cristo, fondata nel 1591, e quello della Confraternita del SS. Rosario, fondata da Frà Paolo Costabile, Generale dell’Ordine dei predicatori nel 1580.
La controfacciata della chiesa è la più ricca di stucchi, perché prima era la parete dell’altare. Nel 1877, infatti, la chiesa fu allungata nella parte posteriore e lì si individuò la nuova abside posizionandovi l’altare maggiore; la vecchia abside, invece, diventò il nuovo ingresso.
In corrispondenza del nuovo ingresso, nella parte superiore, si possono osservare due affreschi: ”la Predicazione” e “La decapitazione di san Giovanni Battista”, restaurati nel 1995 dal Colalucci, ma non completamente recuperati. Al centro della parete si può ammirare un finestrone a coda di pavone raffigurante, nella vetrata artistica, il Santo Protettore.
In corrispondenza degli affreschi, nella parte inferiore, si trovano due nicchie: in quella di sinistra è posta la statua di sant’Antonio Abate, sotto la quale si conservano le spoglie del Parroco Giuseppe Barrella, morto nel 1951; in quella di destra è posta la bellissima statua di san Giovanni Battista. Sotto la nicchia di san Giovanni riposano le spoglie del parroco Cesare Caliendo, morto nel 1803.
Sul lato destro della navata, all’ingresso della chiesa, è posizionata un’acquasantiera in marmo, alla quale segue la prima cappellina dedicata alla Madonna di Pompei, dipinta da Sebastiano Vivo nel 1975.
Seguono poi l’altare con la statua di san Giuseppe (1890), la nicchia con la statua dell’Immacolata di Lourdes, l’altare e la cappella della statua del Sacro Cuore di Gesù (1877).
Sull’ampia parete del lato sinistro della navata, fino al 1990, era collocata la bellissima tela (1650) raffigurante “Gesù e gli apostoli nell’orto del Getsemani”, successivamente posta sul soffitto e dal 2016 nella cappella dell’Addolorata e del Cristo morto. Sulla tela è rappresentato il Salvatore, poco prima della cattura, genuflesso, nell’atto di pregare mentre gli apostoli dormono. I toni cupi della rappresentazione rispondono sia alla drammaticità della scena rappresentata sia al gusto dell’epoca, fortemente influenzato dalla lezione caravaggesca. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi, nel corso di una vista alla chiesa parrocchiale il 5 marzo 2018, ha attribuito la tela a Francesco Bassano, pittore italiano vissuto alla fine del ‘500. Oggi, sull’ampia parete in cui prima c’era la tela del Bassano si trova una lapide ricordo dell’ultimo restauro della Chiesa, realizzato nel 1991.
Segue la cappella in cui sorge un antico Battistero in marmi pregiati. Sulla parete della cappella si trovava una pala di legno raffigurante la Madonna e diversi santi, attribuita al Correggio e datata 1625, che fu depredata nel 1991 durante i lavori di consolidamento della chiesa. Anche la cappella del Battistero era fornita di balaustra in marmo e di cancello in bronzo, purtroppo trafugati con la pala di legno. Fino al 2010, sopra il Battistero erano poste le statue di Santa Lucia e S. Agnello, patroni del borbonico Regno delle Due Sicilie.
La cappella successiva, con annesso altare, è dedicata a San Francesco d’Assisi ed anch’essa delimitata da una balaustra in marmo di raffinata e pregiata fattura. Trovano posto in questa cappella, oltre alla piccola statua di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, quelle di Sant’Anna, Santa Francesca Saveria Cabrini e Santa Rita da Cascia.
Più avanti, sullo stesso lato, fino a pochi anni fa c’era la nicchia di San Giovanni Battista, sotto la quale era posto un confessionale in legno. Oggi, in quel luogo è stato aperto un varco che da accesso alle sale parrocchiali e all’ufficio del Parroco. Segue e termina la navata la cappella, delimitata da una balaustra in marmo, con le statue dell’Addolorata e del Cristo morto, entrambe portate in processione il Venerdì Santo.
La balaustra in marmo che delimita il presbiterio fu realizzata in marmo sagomato policromo dal parroco Agnello Saulino nel 1904.
Al centro dell’area presbiterale, sul prolungamento di marmo del primo scalino dell’altare maggiore, è posto l’altare della Celebrazione, realizzato nel 1975 a Pietrasanta di Carrara con Portoro di Genova. L’altare maggiore, fu fatto costruite in marmi pregiati e realizzato nel 1787 dal parroco Don Cesare Caliendo, presenta sul retro una lapide marmorea che ne perenna la memoria. Essa recita quanto segue:
SSs mum Christi Corpus Eucaristicum ut
Decentius immolaretur ac honorificientius
Servaretur hanc aram principem augustio-
Rem o, aere suo c. Caesar Calendus huius
Titoli curatus Anno D: MDCCLXXXVII
Al di sopra dell’altare maggiore è presente una nicchia in cui è posta la statua lignea, a grandezza naturale, di san Vitaliano Vescovo. Ogni anno, la statua viene deposta dalla nicchia il 7 luglio e portata in processione il 16 luglio, festa religiosa del santo, e la seconda domenica di settembre, ricorrenza dei festeggiamenti civili e religiosi del Santo Patrono. Ai lati di questa nicchia del Patrono ci sono altre due nicchie, con le statue di san Michele e santa Filomena. Sul presbiterio si affacciano due balconate, dove prima, probabilmente, era alloggiato l’organo a mantice e la cantoria. Dall’abside, per una porta sulla destra si accede ai locali del museo parrocchiale e per una porta sulla sinistra si accede alla sagrestia.
Nella parte alta della chiesa si trovano nove finestroni, abbelliti con altrettante vetrate artistiche di scuola fiorentina raffiguranti i sette sacramenti, poste lì nel 1998 dall’allora parroco Mons. Gennaro Falcone.
All’esterno della chiesa, sul lato sinistro della facciata sorge una torre dell’orologio con delle piccole campane.
A ridosso dell’abside si erge il campanile, che, però, è privo della cuspide, abbattuta perché pericolante in seguito al terremoto del 1930. Nella configurazione attuale, il campanile si presenta tozzo nella sua forma quadrangolare e ospita tre campane di diverso peso e misura. Esso apparteneva alla chiesa di san Giovanni Battista e del SS. Rosario, più antica per stile e materiali diversi: l’antichità dei suoi tufi, infatti, differisce dalle strutture portanti della chiesa adiacente a quella di “Maria SS. Della Libera”. Nel 1979, smantellata la vecchia copertura di tegole marsigliesi a spese della comunità, fu realizzato il nuovo solaio in cemento armato. Dopo il terremoto del 1980 furono apportati interventi di riparazione ed eliminato il timpano pericolante della facciata. Solo nel 1992 furono completati i lavori di consolidamento e restauro promossi dal Provveditorato alle OO.PP.. Nella sua configurazione attuale, la facciata monca del timpano rimosso – presenta un impaginato caratterizzato da molteplici decorazioni in stucco. La composizione è caratterizzata da un gioco di paraste e pianetti che dividono visivamente l’unico ordine in due diverse porzioni: quella bassa, che include il portale servito da tre gradini, e quella alta, che, nella parte mediana, presenta un finestrone a coda di pavone.
La scansione orizzontale della composizione è data da una finta trabeazione, che si sviluppa per tutta l’ampiezza della composizione escluse le paraste laterali.
Termina la composizione una trabeazione mondanata aggettante.
La chiesa, ancorché trasformata in anni successivi alla sua edificazione, conserva dei pregi artistici ed un valore architettonico tali da costituire interesse culturale ai sensi del D.lgs. n.42/2004.
L’unione delle due parrocchie
A seguito della revisione del Concordato lateranense tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede, firmato il 18 febbraio 1984 e ratificato con Legge 25 marzo 1985, n. 121, Mons. Giuseppe Costanzo, Vescovo di Nola, diede attuazione in diocesi alla riforma concordataria con decreto n.167 del 25 ottobre 1985. Pertanto, in data 28 giugno 1986 (prot.232), le due parrocchie del Comune di San Vitaliano: san Vitaliano Vescovo e martire in San Vitaliano e SS. Simone e Giuda Taddeo in Frascatoli di San Vitaliano furono unite in una sola Parrocchia con il nuovo titolo di Maria SS. Della Libera. Due giorni più tardi, il Vescovo Mons. Costanzo, con decreto n.250 del 30 giugno 1986, stabilì la sede e la denominazione delle Parrocchie costituite nell’ordinamento canonico e la estinzione delle Chiese parrocchiali esistenti con conseguente trasferimento del loro patrimonio alle rispettive parrocchie.
Il Ministro dell’Interno con decreto del 18 ottobre 1986, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 3 novembre 1986, conferì all’Ente Parrocchia la qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto.